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50 anni fa, la Nouvelle Vague

22 luglio 2009

Sei serate per celebrare i cinquant’anni della Nouvelle Vague: la Cineteca di Bologna offre il giusto palcoscenico – quello di Piazza Maggiore – al movimento che mezzo secolo fa sconvolse la settima arte.
Sotto le stelle del cinema compone allora il suo omaggio 50 anni fa, la Nouvelle Vague attraverso una combinazione di grandi classici e piccole perle, cortometraggi o documentari, che tutte le sere andranno a completare la tavolozza del grande schermo di Piazza Maggiore.
Si comincia domani, giovedì 23 luglio, alle ore 22, come tutte le sere, con Hiroshima mon amour di Alain Resnais, pellicola proprio del 1959, preceduto dal cortometraggio diretto dallo stesso Resnais due anni prima, nel 1957, Toute la mémoire du monde, dedicato alla Bibliothèque National de Paris. E allora, seguendo questo percorso, il film sarà introdotto da Anna Fiaccarini, responsabile della Biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna.
Venerdì 24 luglio sarà invece la volta di François Truffaut, del quale vedremo il cortometraggio del 1957 Les mistons, seguito dal suo primo folgorante lungometraggio, I quattrocento colpi. La proiezione sarà introdotta da Silvia Albertazzi, direttrice del Centro di Letteratura Comparata dell’Università di Bologna.
Una lunga serata è in programma per sabato 25 luglio: in apertura verrà consegnato il premio Tre giovani per tre creatività (promosso da Fondazione del Monte, MAMbo, Università di Bologna e Cineteca di Bologna); lo schermo finirà poi succube dei volti-icone di Jean-Paul Belmondo e della Jean Seberg più bella che si ricordi, interpreti di Fino all’ultimo respiro, diretto da Jean-Luc Godard nel 1960. Il film sarà presentato da Giuseppe Bertolucci, del quale vedremo – in seconda serata – La rabbia di Pasolini. Ipotesi di ricostruzione della versione originale del film di Pier Paolo Pasolini.
Il passo inquieto di Jeanne Moreau, il ticchettio solitario dei suoi tacchi incontra le note di quello che nel 1958 era il più grande jazzman al mondo. Ascensore per il patibolo: dirige Louis Malle, amano e uccidono Jeanne Moreau e Maurice Ronet, suona Miles Davis. Domenica 26 luglio Ascensore per il patibolo sarà introdotto dal critico musicale Stefano Zenni e preceduto da una co-regia Truffaut/Godard, Charlotte et son Jules (1958).
Ritroviamo Belmondo in Lo spione di Jean-Pierre Melville (1963), in programma lunedì 27 luglio, presentato dal critico cinematografico Roberto Chiesi e seguito dal documentario di Olivier Bohler dedicato proprio a Melville, Sous le nom de Melville.
Di nuovo Jean-Luc Godard il giorno successivo, martedì 28 luglio, quando vedremo Questa è la mia vita, interpretato da una splendida Anna Karina nel 1962. Presenterà il film Anna Fiaccarini.
Sotto le stelle del cinema non si chiuderà tuttavia con il ciclo 50 anni fa, la Nouvelle Vague: un’ultima grande serata è infatti in programma mercoledì 29 luglio, con quello che già diventato il simbolo di nuovo cinema italiano: Gomorra di Matteo Garrone.

 

 

In caso di pioggia, proiezioni al Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65).

 

 

Sotto le stelle del cinema – 50 anni fa, la Nouvelle Vague
Bologna, 23 – 28 luglio
Piazza Maggiore, ore 22

 

Giovedì 23 luglio

TOUTE LA MÉMOIRE DU MONDE (Francia/1957)
R.: Alain Resnais. Int.: Jacques Dumesuil, Dominique Raoul-Duval, Phil Davis, Chester Gould. D.: 22’
Versione originale sottotitoli italiani
Copia proveniente da Les Films du Jeudi

a seguire
HIROSHIMA, MON AMOUR (Francia-Giappone/1959)
R.: Alain Resnais. Int. Emmanuelle Riva, Eiji Okada, Bernard Fresson, Stella Dassan. D.: 91’
Versione originale sottotitoli italiani
Copia proveniente da CulturesFrance
Introduce Anna Fiaccarini, direttrice Biblioteca Renzo Renzi

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
Toute la memoire du monde è un magnifico film dedicato alla vecchia sede della Bibliothèque Nationale de Paris. Grandi statue rinascimentali e neoclassiche, sale di lettura luminose. Ma la biblioteca è anche il luogo del non visto: stanze silenziose su cui è calato uno strato di polvere. E poi la catalogazione, la schedatura. La biblioteca è un mondo. "Cosa succede dopo che uno ha compilato la scheda con la richiesta e l’ha posta sul tavolo dell’impiegato, fino al momento in cui il libro ti viene consegnato?". È ciò che si è chiesto Alain Resnais. "E così in un certo senso ho messo la macchina da presa su un carrello e ho seguito il percorso della scheda. Il cammino, il travelling, è quello che fa un impiegato tipo". Travelling, spazi mentali e reali. Memoria e oblio. Immaginazione. E due labirinti che dialogano: tra Hiroshima e la Bibliothèque Nationale.
Tratto da un testo di Marguerite Duras, Hiroshima mon amour narra la storia di un’attrice francese che giunge a Hiroshima per lavorare in un film pacifista. Lì incontra un giovane architetto. Nessuno dei due ha visto nulla di ciò che è accaduto a Hiroshima. Ne hanno una conoscenza indiretta. Portano nondimeno con loro alcune ferite che faticano a rimarginarsi. Lui ha avuto la famiglia devastata e distrutta dall’esplosione della bomba. Lei, diciottenne, ha amato un giovane soldato tedesco nella Francia occupata della Seconda Guerra Mondiale. Fotografia straordinaria di Sacha Vierny e Michio Tanasaki, musiche ipnotiche quanto struggenti di Giovanni Fusco e Georges Delerue. Come segnala Morando Morandini, "Resnais, cineasta della memoria, ha fatto un film incantatorio e dialettico la cui importanza innovatrice e precorritrice nell'evoluzione del linguaggio filmico ha superato la prova del tempo"

 

Venerdì 24 luglio

LES MISTONS (Francia/1957)
R.: François Truffaut. Int.: Gérard Blain, Bernadette Lafont, Michel François. D.: 18’

a seguire
I QUATTROCENTO COLPI (Les 400 coups, Francia/1959)
R.: François Truffaut. Int.: Jean-Pierre Leaud, Albert Rémy, Claire Maurier, Patrick Auffay. D.: 93’
Copia proveniente da Fondazione Cineteca Italiana
Introduce Silvia Albertazzi, direttrice del Centro di Letteratura Comparata dell’Università di Bologna

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
"L’esecuzione lascia a desiderare, gli attori e il dialogo sono spaventosi, il tutto è prodigiosamente informe... Ci sono anche delle cose belle, come Bernadette Lafont, il senso del sole, ma credo che ci voglia molta indulgenza per amarlo". Questo giudizio poco lusinghiero è riferito a Les mistons (1957) vero e proprio esordio alla regia di François Truffaut (se si eccettua un precedente lavoro, Une visite). Il giudizio proviene dallo stesso cineasta che l’ha diretto. Forse è giusto essere poco teneri con i propri esordi. Ma in questo caso il nostro Truffaut esagera. Rivedere questo breve film tratto da una novella di Maurice Pons, ci ha fatto invece pensare a come molte delle idee di Truffaut vi appaiono già delineate, assemblate in maniera un po’ rude, forse. Come in un disegno d’infanzia. Bernadette Lafont filmata in bicicletta con un camera-car un po’ traballante, gli esterni reali di Nîmes, cinque teppistelli fastidiosi come zanzare. E poi l’infanzia con la sua durezza, la luce del sole estivo, la leggerezza di istanti privilegiati, unici. Questo breve film è una ventata d’aria fresca per il cinema francese dell’epoca. Se parliamo di breve film e non di cortometraggio è per assecondare un’intuizione di Jacques Rivette: "Non si tratta a dire il vero di un cortometraggio, ma del primo episodio girato di un futuro lungometraggio sul tema comune dell’infanzia, un’infanzia scrostata da tutti gli strati di convenzionalità che la deformano quasi sempre sullo schermo".
Il film che seguirà è appunto I quattrocento colpi, presentato a Cannes, nel 1959. È la consacrazione di un nuovo autore e di un grande attore (Jean-Pierre Léaud). Vedere in sequenza questi due film chiarisce molte cose. Sull’infanzia, per esempio. O sulla nouvelle vague. Un’onda anomala si sta abbattendo sulla produzione cinematografica francese.

 

Sabato 25 luglio

Consegna del premio Tre giovani per tre creatività, promosso da Fondazione Del Monte, MAMbo, Università di Bologna e Cineteca di Bologna

FINO ALL’ULTIMO RESPIRO (A Bout de souffle, Francia/1960)
R.: Jean-Luc Godard. Int.: Jean-Pierre Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville. D.: 89’
Copia proveniente da CulturesFrance
Introduce Giuseppe Bertolucci

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
Fino all’ultimo respiro, ricorda Jean-Luc Godard, "appartiene, per sua natura, al genere di film in cui tutto è permesso. Qualsiasi cosa facessero i personaggi poteva essere integrata al film. Era il punto stesso di partenza del film. Mi dicevo: c’è già stato Bresson, adesso c’è Hiroshima, si chiude un certo genere di cinema, forse è finito, mettiamo la parola fine, facciamo vedere che tutto è permesso". Fino all’ultimo respiro mette dunque la parola fine sui raccordi invisibili del montaggio classico: è un florilegio di singulti, strappi tra i raccordi sullo sfondo di una storia convenzionale, simile a quella di un noir, ma dirottata da sguardi in macchina e una recitazione fresca, tesa fino ai limiti dell’improvvisazione. È un film che si permette tutto: l’uso di pellicola fotografica per catturare più luce (vista la mancanza di fonti luminose artificiali), i travelling su una carrozzella per filmare gli Champs Elysées e la macchina da presa sulla spalla. È il reportage su una città e la storia di un ladruncolo così duro da innamorarsi di una giovane americana che sogna di diventare giornalista e finirà col denunciarlo alla polizia.

a seguire
LA RABBIA DI PASOLINI. IPOTESI DI RICOSTRUZIONE (Italia/2008)
R.: Giuseppe Bertolucci. D.: 83’

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
Per anni si è creduto che Pier Paolo Pasolini avesse realizzato la prima parte del film La rabbia con l'intenzione polemica di contrapporsi ideologicamente alla seconda, firmata da Giovannino Guareschi. Il ‘duello’, invece, era stato arrangiato dalla produzione, sia pure con l'assenso di Pasolini, quando il poeta-regista aveva già quasi terminato il suo film. L'"ipotesi di ricostruzione" del progetto originario, curata da Giuseppe Bertolucci con la Cineteca di Bologna e il Fondo Pasolini (in collaborazione con Istituto Luce e Minerva Rarovideo), ha dimostrato che La rabbia avrebbe dovuto essere un lungometraggio autonomo pasoliniano, un "poema cinematografico" in prosa e in versi, che evoca gli eventi più emblematici degli anni compresi fra il secondo dopoguerra e l'inizio del boom economico, come la decolonizzazione del Terzo mondo, la guerra d'Algeria, l'incubo del nucleare. Un film basato esclusivamente sul montaggio di materiali di repertorio (cinegiornali, fotografie, riproduzioni di dipinti e disegni, frammenti di film) e commentato dalle voci di Giorgio Bassani e Renato Guttuso (nella parte ricostruita da Valerio Magrelli e dallo stesso Bertolucci). A partire da un'idea di Tatti Sanguineti, si è intrapresa la ricostruzione delle prime quattordici sequenze tagliate, arricchendo così la complessità del disegno pasoliniano (in particolare, è stata reintegrato un brano sulla televisione, straordinariamente lucido e profetico). Il film è da riscoprire anche per la sua valenza di documento sulla guerra fredda e soprattutto per la forza visiva e grafica delle immagini scelte da Pasolini. Con le sue innovazioni linguistiche e strutturali – evidenziate soprattutto nella seconda parte – un film che fa respirare quell’aria di rivoluzione che ha travolto, con la nouvelle vague, il cinema francese.

 

Domenica 26 luglio

CHARLOTTE ET SON JULES (Francia/1958)
R.: François Truffaut e Jean-Luc Godard. Int.: Jean-Paul Belmondo, Gérard Blain, Anne Collette. D.: 13’
Versione originale sottotitoli italiani
Copia proveniente da Les Films du Jeudi

a seguire
ASCENSORE PER IL PATIBOLO (Ascenseur pour l’échauffaud, Francia/1958)
R.: Louise Malle. Int.: Jeanne Moreau, Maurice Ronet, Georges Poujouly, Lino Ventura. D.: 92’
Versione originale sottotitoli italiani
Copia proveniente da CulturesFrance
Introduce Stefano Zenni, musicologo

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
Girato da Jean-Luc Godard in una giornata, Charlotte et son Jules è l’esatto opposto del film di Malle: si tratta di un film bislacco, slabbrato, fuori misura, ma pieno di vitalità, di energia, come il suo protagonista: Jean-Paul Belmondo. Un film lontano dai canoni produttivi dell’epoca: per linguaggio gergale, invenzioni visive, libertà di composizione. Lei ha lasciato lui (Belmondo) per un altro (che le farà fare cinema). Lui dunque torna e le fa la lezione, senza darle il tempo di replicare: "D’altra parte perché fare del cinema. Trovo che sia disonorevole, disonorevole e anche fuori moda. È vero. Cos’è il cinema? Un faccione che fa delle smorfie in una piccola sala. Bisogna essere fessi per entusiasmarsi di questo. Sì, so quel che dico: il cinema è un’arte illusoria". La tirata di Belmondo è scritta e recitata dallo stesso Godard. Dato che Bebel era partito per il militare, fu Godard a doppiarlo!
Tratto da un romanzo di Noël Calef, il film di Louis Malle rielabora in maniera strabiliante una trama noir. Su questa storia di tradimenti, omicidi progettati e commessi, di dettagli che complicano la vicenda e casualità che segnano il destino, Malle costruisce una melodia soffusa, aiutato dalla magistrale partitura jazz composta da Miles Davis, un mood che combacia perfettamente con le tinte cupe e minacciose del film. Si tratta dell’esordio di Louis Malle alla regia. Jeanne Moreau non è mai stata così bella e magnetica: una dark lady dallo sguardo inquieto. Vederla passeggiare per le vie di Parigi, anonima figura dall’andatura sensuale, ma quasi alla deriva, sullo sfondo grigio e sfocato dell’inquadratura, tra i riverberi delle luci al neon, ci fa pensare che gli stati di grazia esistono. Magnifica la fotografia in bianco e nero di Henri Decae (un maestro della luce).

 

Lunedì 27 luglio

LO SPIONE (Le Doulos, Francia/1963)
R.: Jean-Pierre Melville. Int.: Serge Reggiani, Jean-Paul Belmondo, Michel Piccoli. D.: 108’
Versione originale sottotitoli italiani
Copia proveniente da CulturesFrance
Introduce Roberto Chiesi, critico cinematografico

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
Tratto dal romanzo di Pierre Lesou, Melville accetta di girare Lo spione per togliere dagli impicci il produttore Georges De Beauregard, che rischia il fallimento. Il film è una coproduzione franco-italiana, partecipa anche Carlo Ponti. Cast di prim’ordine: Jean-Paul Belmondo, Serge Reggiani, Michel piccoli, Jean Desailly. Con i suoi fuorilegge, informatori, le indagini della polizia, i traditori, le trappole, gli alibi, il film è un omaggio al cinema americano d’anteguerra. Il noir statunitense infatti, e un certo gusto per la sua iconografia, emerge e si accorda perfettamente con l’ambientazione e il tono del film. Jean-Pierre Melville ha digerito e fatto suoi alcuni accorgimenti stilistici: la sua scuola è quella della sala cinematografica, dove ha avuto modo di seguire e amare i film di gangster, gli amori fatali e i revolver, le ombre e i riflessi sulle metropoli cittadine. Egli ha compreso che una camminata, un accorgimento nell’abbigliamento, un taglio dell’inquadratura sono sufficienti per tratteggiare e definire un personaggio. Meticoloso, attento, preciso nei dialoghi e nei tagli di montaggio, Melville non era meno attento alle condizioni delle sale in cui venivano distribuiti i suoi film: "Tra una settimana esce Lo spione. Entro in quel periodo di febbre e paura che ritrovo ad ogni uscita dei miei film. Per una volta le afffiches mi piacciono. Di contro sono molto scontento della scelta delle sale". Tra queste, la palma della peggiore è l’Ermitage: "sempre sfocata, dove 1/6 della parte superiore dell’immagine non viene proiettato". Alla faccia della nostalgia per i bei tempi del cinema!

a seguire
SOUS LE NOM DE MELVILLE (Francia/2008) di Olivier Bohler (77’)

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
Il giovane studioso francese Olivier Bohler ha ritrovato in Melville il centro e il motore della propria passione per il cinema. E riesce a restituire il ritratto di un regista che emerge sempre più come cerniera tra passato e presente, oriente e occidente. Ma, soprattutto, di un uomo tutt’altro che contradditorio, di una coerenza che si spinge fino alla radicalità.

 

Martedì 28 luglio

QUESTA È LA MIA VITA (Vivre sa vie, Francia/1962)
R.: Jean-Luc Godard. Int.: Anna Karina, Sady Rebbot, André S. Labarthe. D.: 85’
Versione originale sottotitoli italiani
Copia proveniente da Les Films du Jeudi
Introduce Anna Fiaccarini, direttrice Biblioteca Renzo Renzi

Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":
I detrattori hanno sempre considerato Jean-Luc Godard un dritto capace soprattutto di rubare idee e citazioni. Pierre Braunberger, il produttore di Vivre sa vie, sosteneva – a torto o a ragione – che il talento di Godard consisteva proprio nel rubare le idee degli altri. Un professionista scafato. Jean-Pierre Melville, che interpreta il ruolo dello scrittore Parvulesco in Fino all’ultimo respiro, ed è stato il testimone di nozze nel matrimonio Godard-Karina, ricorda nei suoi diari che il film sarebbe un assemblaggio "di elementi da me gentilmente forniti a Godard". Libri (Bubu de Montparnasse), saggi sulla prostituzione, avventure personali con cocottes... È vero. Crediamo che Godard non abbia fatto altro nella sua carriera: citare, assemblare, montare, avvicinare testi, volti, dialoghi, arie musicali. Non è un’impresa facile. Ci vuole genio. Duttilità. Senso dell’accostamento. Vivre sa vie deriverà pure dalle dritte di Melville, e sia. Ma è Godard che ha montato il volto di Anna Karina in controcampo con quello di Réné Falconetti (La passione di Giovanna d’Arco). È lui ad aver trasformato un’inchiesta sulla prostituzione in un ritratto ovale (Poe). Un ritratto magnifico, e un atto d’amore. È lui ad aver filmato Anna Karina danzante tra i tavoli da biliardo di un caffé, seguendola con la pesante Mitchell... E qui le citazioni si moltiplicano. Chi tra i più giovani conosce l’hit Pop porno (Il Genio), ora sa da dove arriva il loro video.

 

Sotto le stelle del cinema
Bologna, 6 – 29 luglio 2009

Spettacoli:
Piazza Maggiore
ore 22
(in caso di pioggia: Cinema Lumière – via Azzo Gardino, 65)
ingresso gratuito

Informazioni:
fondazione.cinetecadibologna.it/Sotto_stelle_cinema_2009

Sotto le stelle del cinema è promosso da: Cineteca del Comune di Bologna e Comune di Bologna – Settore Cultura e Rapporti con l’Università.
Con il contributo di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema; Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura; Bè – Bolognaestate2009; Fondazione Carisbo; Gruppo Hera.
In collaborazione con: Laboratorio L’Immagine Ritrovata.
Sponsor: Aeroporto di Bologna; Lancia.
Sponsor tecnici: Coop Brodolini; ManutenCoop Servizi Ambientali; Auser Bologna.

Ufficio Stampa:
Patrizia Minghetti
tel: (+39) 0512194831
cinetecaufficiostampa@comune.bologna.it
Andrea Ravagnan
tel: (+39) 0512194833
cinetecaufficiostampa2@comune.bologna.it

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