Mercoledì 3 luglio 201309.15
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni

I TRE SPETTATORI CIECHI E L'ELEFANTE 1913

Sei ciechi vogliono capire, attraverso il tatto, che cos'è un elefante. A seconda della parte del corpo dell'animale che ciascuno di loro tocca, giungono a conclusioni total­mente diverse. L'elefante è come un ser­pente, dice il primo. No, dice il secondo, è come un ventaglio. Sciocchezze, dice il terzo, somiglia piuttosto a una colonna, o a un tronco... e così via. Noi spettatori abbiamo avuto reazioni simili davanti alla variegata produzione del 1913. A toccare in profondità l'animo del cinefilo è il ca­polavoro di un maestro (Peter von Bagh, Ingeborg Holm); il ricercatore e collezio­nista ci ha portato dal Giappone la rarità definitiva, il secondo film sopravvissuto di Stellan Rye, regista della cui produzione, fino a oggi, si conosceva solo Lo studen­te di Praga (Hiroshi Komatsu, Gendarm Möbius); e la curatrice del programma an­cora oggi, dopo anni di lavoro e migliaia di film visti, chiede speranzosa a ogni singolo rullo che mette sulla moviola "Sorprendi­mi!": e la sua preghiera viene esaudita da film brevi e formidabili, spesso anonimi, spesso non-fiction (Mariann Lewinsky, Il mondo visibile e patafisico).


Six blind people want to find out, by touch, what an elephant looks like. They come to totally different conclusions, depending on which part of the body each of them has touched. The elephant is like a snake, says the first. No, says the second, it's like a fan. Nonsense, says the third, it's like a thick pillar or a tree-trunk... and so on. We viewers have similar reactions to the very diverse production of 1913. For the cinephile among us, the masterwork of an auteur of the film medium reached deep into his soul (Peter von Bagh,
Ingeborg Holm), while our researcher and collec­tor brought from Japan the ultimate rarity, the second surviving work of Stellan Rye, for until now the only film of his entire oeuvre known to exist was The Student from Prague (Hiroshi Kimatsu, Gendarm Möbius). The programme curator even now, after years on the job, viewing thou­sands of films, asks hopefully of every sin­gle reel she puts on the Steenbeck "Éton­nez-moi!": and her plea is answered by wondrous short films, mostly anonymous, often non-fiction (Mariann Lewinsky, The Visible and the Pataphysical World).

 

Parte 1: Carte blanche a Peter von Bagh
INGEBORG HOLM (Svezia/1913) R.: Victor Sjöström. D.: 73'

Accompagnamento al piano di Matti Bye

Sog.: dall'omonimo dramma di Nils Krok. Scen.: Nils Krok, Victor Sjöström. F.: Henrik Jaenzon. Int.: Hilda Borgström (Ingeborg Holm), Aron Lindgren (Sven Holm), Erik Lindholm (impiegato del negozio). Prod.: Svenska Biografteatern. 35mm. L.: 1326 m. D.: 73' a 16 f/s. Bn. Didascalie svedesi / Swedish intertitles
Da: Svenska Filminstitutet
Nel 1969, a partire da un negativo su nitrato, è stato tratto un interpositivo 35mm del film, che ha generato un duplicato negativo in formato academy nel 1973 . Successivamente un taglio di censura considerato perduto è stato ritrovato e inserito nel duplicato negativo, dal quale nel 1986 è stata ricavata la copia di questa proiezione . Le didascalie provengono da una serie completa conservata da Svenska Filminstitutet, e risalgono probabilmente a una data posteriore al 1913 / A 35mm full frame inter-positive was made from a nitrate negative source in 1969, from which a down-sized academy ratio duplicate negative was made in 1973. Sometime later, a previously lost censorship cut was discovered, and inserted into the duplicate negative, from which this viewing print was struck in 1986. The inter-titles in the film come from a complete set of title cards held in the non-film collections of the Svenska Filminstitutet, probably originating from a later date than 1913


Mi domando se ci sia nessun altro film del 1913 così duro, così definitivo nel suo enunciato sociale, o così moderno nel ge­sto quanto Ingeborg Holm. Il primo capo­lavoro di Sjöström è un film cristallizzato e nobile come Ladri di biciclette; è sa­piente nella costruzione come un'opera di Mizoguchi, arrivando a mettere in scena una storia crudele quanto quella che ritro­veremo in Vita di O-Haru, donna galante - una donna, emarginata dalla società (e a causa della società), viene violentemen­te separata dal proprio figlio biologico, e può vederlo solo a distanza. Anni dopo, il figlio ritorna dal mare. Porta con sé un ri­tratto della madre giovane, ma quella che ora incontra è una donna prematuramente invecchiata, rinchiusa in un ospedale psi­chiatrico... La follia, nel 1913, era già stata mostrata al cinema, ma solo per produrre impres­sioni forti, mai come la presentazione di un caso clinico. Ingeborg Holm si spinge ancora oltre: presenta a un tempo due for-me di malattia, il caso individuale di una donna sfortunata, punita per le sue mode­ste origini, e la malattia del corpo sociale. Lo straordinario registro narrativo e compo­sitivo di Sjöström è già tutto qui: un duro e documentato quadro sociale si combina con la rappresentazione compiuta di una vita individuale, penetrando fin nel profon­do d'una mente. Nessun altro, nella storia del cinema, era mai arrivato a tanto. Le sue strategie di messinscena padro­neggiano l'intera gamma espressiva, dal naturalismo al linguaggio sperimentale, inclusa una sorprendente capacità di as­sorbire la lezione della miglior letteratura e del miglior teatro dell'epoca. Sjöström è tra i pochi giganti che hanno pienamente integrato il teatro nella propria concezio­ne del cinema, pari in questo a Welles, a Bergman, a Visconti e ai pochissimi altri che hanno saputo usare la comprensione del teatro come fonte di un'espressione cinematografica doppiamente originale.

Peter von Bagh

 

I wonder if any film from 1913 is as tough, as total in its social commentary, or as modern in its gesture, as Ingeborg Holm. Sjöström's first masterpiece is as crystallized and noble as Bycicle Thief; it is as ingenious as anything from Mizo­guchi, even creating a central situation every bit as hard as the toughest idea in The Life of O-Haru - a woman, separated violently from society (and by society) is taken away from her biological child, and can see him only from a distance. Years later the son returns from the sea. He has a picture of his mother as a young woman, but now he faces a prematurely old wom­an interned in a mental hospital... Insanity had been shown before in films, but only to shock, not as the presentation of a medical case. This vision indicates even more: two illnesses side by side, the individual case of an unhappy woman pun­ished for her lowly social origins and the illness of the social body. Sjöström's excep­tional range was there from the beginning: the combination of an actual (document­ed), tough social picture along with fully realized images of the individual, plunging into inner mental layers. No one else in film history had achieved this before him. His filmic strategies ranged the full scale, from naturalism to experimental, including an amazing capacity to absorb the lessons and achievements of the best literature and theater of the time. Sjöström belongs with the giants who fully integrated theater into their conception of filmmaking, equal to Welles, Bergman, Visconti and few others who could use their understanding of theater as a source of doubly original filmic expression.

Peter von Bagh

 

 

Parte 2: Carte blanche a Hiroshi Komatsu
GENDARM MÖBIUS (Germania/1913) R.: Stellan Rye. D.: 38'

Accompagnamento al piano di Donald Sosin

Sog.: dal romanzo di Victor Blüthgen. Scen.: Stellan Rye. Scgf.: Robert A . Dietrich. F.: Karl Hasselmann. Int.: Georg Molenar (gendarme Möbius), Lucie Höflich (Stina), Lothar Körner (Frans Lohmann), Victor Colani. Prod.: Deutsche Bioscop GmbH. 35mm. L.: 781 m. D.: 38' a 18 f/s. Bn. Didascalie inglesi / English intertitles
Da: National Film Center - The National Museum of Modern Art, Tokyo (Komiya Collection)

 

Stellan Rye è oggi conosciuto solo come l'autore di Lo studente di Praga, ma realiz­zò molti film importanti nel periodo in cui fu primo regista della Künstler Filmserie alla Deutsche Bioscop, dal 1913 alla pri­ma metà del 1914. Nato in Danimarca, autore di testi teatrali e sceneggiatore ci­nematografico a Copenhagen, a un certo punto fu coinvolto in uno scandalo e, dopo un periodo passato in prigione, lasciò la Danimarca e si stabilì a Berlino, dove co­minciò una nuova vita come regista. La­vorò prima per la Eiko Film e poi per la Deutsche Bioscop, dove si dedicò esclu­sivamente alla Künstler Filmserie, serie pensata per i celebri attori della scena e collegata al movimento Autorenfilm. Rye morì in un ospedale da campo durante la Prima guerra mondiale: la sua carriera fu dunque assai breve ma prolifica - almeno quindici film in meno di due anni. La mag­gior parte apparteneva o si avvicinava al genere fantastico, come appunto Lo stu­dente di Praga, e recava la forte impron­ta dello scrittore e sceneggiatore Hanns Heinz Evers. Gendarm Möbius è in questo senso un'eccezione, non v'è traccia qui di elementi fantastici. Tratto da un romanzo di Victor Blüthgen, il film narra la tragica storia del gendarme Möbius e della sua unica figlia Stina. La ragazza ha una re­lazione con un certo Lohmann, resta in­cinta, va in città per avere il bambino che però nasce morto, quindi decide di tornare a casa. Il film comincia da qui. Stina sco­pre che il suo amante si è nel frattempo fidanzato e il matrimonio è fissato per la sera seguente. Impazzita, appicca fuoco alla casa di Lohmann la notte delle nozze. Viene arrestata dal proprio padre, il gen­darme Möbius: per salvare l'onore della famiglia, scelgono di morire insieme. Il film fu completato nel 1913, ma in Ger­mania non venne distribuito fino al giugno 1914. Al contrario in Giappone, dove fu importato dalla Nierop Company, ebbe la sua première nel novembre del 1913, all'Odeon di Yokohama. Poiché la sua sto­ria di onore e morte è molto giapponese, i giapponesi amarono Gendarm Möbius. Il critico Seji Ogava scrisse in "Kinema Re­cord" (aprile 1914) che il percorso verso la morte dell'inflessibile e leale gendarme Möbius è realmente simile al Bushido giapponese.

Hiroshi Komatsu

 

Stellan Rye is only known as the director of The Student from Prague nowadays,but he worked for many important films as the chief film director of Künstler-Filmserie of Deutsche Bioscop from 1913 to the first half of 1914. Born in Denmark, he worked as a scriptwriter for theater and film in Copenhagen. After causing a scan­dal and the subsequent imprisonment, he fleed from Denmark and settled in Berlin. There he started his new life as a film director. He directed for Eiko Film first and then he moved to Deutsche Bioscop where he exclusively worked for the Künstler-Filmserie, film series for the renowned stage actors, which closely linked to so-called Autorenfilm move­ment. As he died at a field hospital dur­ing the WWI, his career as a film director was very short. However he was quite a prolific director. He made at least fifteen films in less than two years. Most of them belonged more or less to the fantastic film genre, just like The Student from Prague shows. The author and scriptwriter Hanns Heinz Ewers' taste was strongly impressed there. Gendarm Möbius was an excep­tion. There is no fantastic elements here. Based on a Victor Blüthgen's novel, the story tells the tragedy of Gendarm Mö­bius and his only daughter Stina. Having an affair with Lohmann, Stina gets preg­nant. She secretly goes to the city to have her baby. But it is born dead. She comes back home. [The film starts from here.] She finds that her lover Lohmann got en­gaged and the wedding will be celebrated the next evening. Getting mad, Stina sets fire to Lohmann's house in his wedding night. She is caught by her own father Gendarm Möbius: on account of the fam­ily honor, they choose their own death. The film was completed in 1913, but it was not released until June 1914 in Ger­many. In Japan, it was imported by Nierop Company and shown at Odeon Theater in Yokohama in November 1913. Because this story of honor is very much Japanese, Japanese audience liked it. The Japanese film critic Seiji Ogawa stated in "Kinema Record", April 1914, that the passage to­ward death of the extremely faithful and serious gendarm Möbius was really similar to Japanese Bushido's way.

Hiroshi Komatsu

Accompagnamento Musicale Accompagnamento Musicale
Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 174
Aria Condizionata
Accesso e servizi per disabili
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