Proiezioni:
Domenica 28 giugno 2009
Cinema Arlecchino
11.00
Venerdì 3 luglio 2009
Cinema Arlecchino
17.45

PANDORA AND THE FLYING DUTCHMAN

(Pandora, GB-USA/1951) R.: Albert Lewin. Int.: James Mason, Ava Gardner. D.: 122'. V. inglese

Per Albert Lewin, braccio destro di Irving Thalberg alla MGM negli anni Trenta e quindi produttore in proprio alla Paramount, questo fu il quarto di sei film firmati in qualità di regista, di tutti il più personale e irregolare. Pandora and the Flying Dutchman partecipa in vari modi a quella ricerca del meraviglioso, figurativo e cromatico, che interessò la Hollywood dei primi anni Cinquanta, ma nessun altro film dell'epoca scelse di raffreddare il proprio onirismo in una cifra così luttuosa. Messinscena d'una cupa predestinazione amorosa (la vita di entrambi gli amanti è costellata di morte) e d'un turbamento soprannaturale, il film produce disorientamento già confondendo tempi e indici iconografici; siamo negli anni Trenta, ma le ampie gonne fruscianti, gli stretti bustier di raso giallo o turchese, la sciarpa verde sulle spalle nude di Pandora sono una squisita galleria del gusto anni Cinquanta; siamo negli anni Trenta e le notti sono tenere, ma la luna fitzgeraldiana illumina spiagge punteggiate di statue classiche e di colonne spezzate. Vaghe atmosfere dell'età del jazz (sulla sabbia si balla sulle note di You're Driving Me Crazy) si perdono senza eco in un set surrealista, tra citazioni di De Chirico e Dalí. Al clima visivo contribuisce in modo decisivo il talento di Jack Cardiff, che, chiuso il sodalizio con Powell e Pressburger, portava a Hollywood il suo uso saturo e sensuale del Technicolor; qui fa brillare d'inchiostro gli sfondi d'un film soprattutto notturno e l'onda dei capelli di Ava Gardner. Film d'un produttore di professione, Pandora and the Flying Dutch - man esibisce una regia tutt'altro che povera di stile: suo tratto ricorrente, fino a produrre un effetto lievemente ossessivo, è una breve
carrellata quasi impercettibile che, in avvicinamento, scontorna i volti dal loro sfondo e li trasfigura in un alone irreale, e quando arretra svela sempre qualcosa di inatteso, di fuori scala: una spettacolare terrazza sul mare, il braccio mozzo d'una statua. Quel che di più straordinario la macchina da presa scopre, in un magnifico movimento iniziale, è però il profilo immobile di Ava Gardner: perché Pandora and the Flying Dutchman è anche la calcolata celebrazione divistica dell'autentica Venere hollywoodiana di quel giro d'anni. Possiamo preferirla nella fragrante giovinezza di The Killers, o nel camp fiammeggiante di The Barefoot Contessa (che peraltro, anch'esso fotografato da Cardiff, deve moltissimo al film di Lewin). Ma è vero che lo splendorei Ava Gardner è i nutrimento di questo film, splendore carico di tracce d'epoca: il disegno delle labbra rosse, la perfezione levigata dell'incarnato.L'olandese volante di James Mason pare un poco passivo davanti a tanta bellezza carnale e spirituale, ma i suoi dodici minuti di monologo in voce over, mentre il flashback illustra l'antico uxoricidio e i soffitti s'abbassano con evidente debito wellesiano, restano un pezzo pregevole dell'antica arte del recitare. Pandora e the Flying Dutchman si perse tra i tanti colori, i tanti formati, le tante pulsazioni melodrammatiche degli anni Cinquanta, e la critica fu severa. Piacque invece ad Ado Kyrou, che gli dedicò parole entusiaste ("da esteta, Lewin proclama la sua fede selvaggia nell'amore"). E certo resta, come scrisse Pauline Kael, "one of a kind", film unico, sincretista ed eccentrico, a suo modo irripetibile.
(Paola Cristalli)

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Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285